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Fascino, potere e invidia in Fiabe di letto di Mori Yōko

  • Immagine del redattore: Elisa Lucchesi
    Elisa Lucchesi
  • 14 feb
  • Tempo di lettura: 4 min

Fiabe di letto, Mori yoko
Fiabe di letto, Mori Yoko / Edizioni Lindau, 288 pp.

Fiabe di letto di Mori Yōko è una raccolta di racconti che esplora, con crudele lucidità, la condizione della donna nella società giapponese contemporanea.

Attraverso protagoniste spesso inquiete e insoddisfatte, Mori traccia un affresco impietoso delle dinamiche di coppia, in cui il matrimonio appare più come un contratto sociale che come un legame affettivo.


Il leitmotiv dell'opera è chiaro: il matrimonio viene descritto come un mezzo per raggiungere uno status, un'ancora di sicurezza economica e sociale, ma al contempo rappresenta un ostacolo alla soddisfazione personale. L'amore, la passione e la realizzazione di sé sembrano elementi accessori, sacrificabili in nome della stabilità e dell'accettazione sociale.


Le protagoniste dei racconti si interrogano costantemente sul significato della felicità, spesso cercandola negli uomini, negli amanti, nel brivido della trasgressione.

L'infedeltà viene descritta non tanto come una colpa, ma piuttosto come un tentativo disperato di affermare la propria esistenza, di sfuggire alla monotonia e alla repressione di un'unione priva di passione. Per alcune di loro, la felicità risiede in una casa, in un rifugio sicuro, per altre in un momento di piacere rubato, nella consapevolezza effimera di essere ancora desiderabili.


Questo è il mio mondo. È tutto il mio mondo. Era chiusa dentro una scatola quadrata nuova fiammante. In un breve lasso di tempo aveva perso tutto quello che c’era prima: sogni, occasioni, vaghe opportunità? Sì, tutto finito, pensò.
Con questo, in un certo senso la mia vita è conclusa. Non mi resta che lasciar sfilare i miei anni dentro questo contenitore, e un po’ alla volta vedermi sfiorire. [...]
Mi sento come prigioniera in questa casa nuova, mentre il mio tempo si allontana; potrei a un certo punto accorgermi che mi spuntano le vene blu sulle mani, o le borse scure sotto gli occhi. Non lo sopporterei. In definitiva, quello che non ho fatto prima non lo farò mai nella mia vita d’ora in avanti, è molto probabile. Avere una casa non è tutto.

Fiabe di letto, "Scorci di felicità", pg 173.


In questo universo narrativo, il corpo femminile diventa un bene da sfruttare finché giovane e vigoroso, consapevole della sua ineluttabile scadenza.

L'idea che la bellezza e la giovinezza siano strumenti di potere, ma anche di condanna, attraversa l'intera raccolta, offrendo un ritratto impietoso di una società in cui le donne sono valutate più per la loro apparenza che per la loro interiorità.


Asako era rotondetta e aveva una carnagione radiosa; al confronto Kazumi sentiva la sua pelle cadente e fastidiosamente segnata da rughe sottili. Il pensiero di non essere ancora nella fase di donna matura scatenò in lei un nervosismo tale da non poter più rimanere lì, seduta, in piedi, in nessun modo. Non poteva sopportare il pensiero che il suo corpo, così, senza neanche essere stato sfruttato, in breve sarebbe avvizzito, marcito. Il grande rammarico le faceva quasi digrignare i denti.

FIabe di letto, "I fidanzati delle amiche", pg 231,


L'invidia femminile è un tema centrale ne I fidanzati delle amiche, dove la competizione silenziosa si rivela attraverso giudizi impietosi sui partner altrui. Dietro una facciata di sostegno, le protagoniste non resistono alla tentazione di sminuire i fidanzati delle altre, più per insoddisfazione personale che per sincera valutazione.

La gelosia alimenta questa dinamica, trasformando la critica in uno strumento per rafforzare l’ego. Nonostante la consapevolezza di queste dinamiche tossiche, il ciclo si ripete: ogni relazione viene esposta al giudizio collettivo, perpetuando un meccanismo distruttivo.


Ma l'invidia tra donne non si manifesta solo nel desiderio di un uomo: è anche un riflesso di una competizione più ampia, in cui il valore di una donna sembra essere determinato dal suo aspetto, dalla sua età o dalla sua capacità di attrarre e mantenere un partner. Mori tratteggia con spietata lucidità il modo in cui le donne vengono spinte a confrontarsi tra loro, misurandosi in base ai dettami imposti dalla società, piuttosto che supportarsi reciprocamente.


«Abito favoloso» mormora qualcuna. «Alla sua età potrebbe anche darsi meno arie» le fa eco un’altra. «Conta molto sulle sue gambe, visto lo spacco azzardato che si è concessa!». «Ma lui chi sarà? Ne cambia uno via l’altro, e sono tutti fantastici!». «Da Minami Aono c’è da aspettarselo, il suo buon gusto in fatto di uomini è ineguagliabile».
A volte i sussurri arrivavano più chiari delle parole gridate. Minami, trionfante, catturava con lo sguardo i mormorii di invidia, di gelosia, delle donne che affollano la sala. «Quello è uno nuovo – continuavano a bisbigliare, – per lei gli uomini sono come gli accessori, li cambia abbinandoli al vestito». [...]
«Non far caso a tutto questo» sussurrò all’orecchio di lui.
«Io?». L’uomo, per nulla turbato, la tranquillizzò: «Assolutamente. Tu, piuttosto. L’importante è che non diano noia a te».
«Sono avvezza alle calunnie e alla malizia». Si guardò intorno sprezzante, il mento in alto.
Le donne sono creature che provano gelosia pura nei confronti di quello che un’altra possiede, che siano abiti, auto, gioielli, pellicce, o l’uomo che ti accompagna.

Fiabe di letto, "La venticinquesima ora" pg. 123.


I dialoghi di Mori sono asciutti, schietti, talmente diretti da sembrare a tratti piatti, ma in realtà sono dotati di una potenza straordinaria. Ogni parola pesa, ogni scambio di battute delinea perfettamente le insicurezze e le frustrazioni dei personaggi.


Fiabe di letto è un'opera intensa e disincantata, che scuote il lettore con la sua crudele onestà. Mori Yōko non offre consolazione, ma uno specchio spietato di una realtà ancora attuale, in cui l'amore è spesso un'illusione e la felicità una chimera irraggiungibile.


 

SULL'AUTRICE


mori yoko
4 novembre 1940 - 6 luglio 1993

Mori Yōko, scrittrice, saggista e traduttrice giapponese, si formò presso l’Università di Belle Arti di Tokyo, dove studiò violino a lungo prima di dedicarsi alla scrittura. Ebbe un rapporto precoce e prolungato con la cinematografia e la letteratura occidentali, che riecheggiano spesso nelle sue opere. Esordì tuttavia solo a trentotto anni, ottenendo subito importanti riconoscimenti, soprattutto per i suoi racconti incentrati su figure femminili alle prese con i propri desideri di emancipazione.



1 Comment

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GP
Feb 19
Rated 5 out of 5 stars.

Mi hai fatto venire voglia di leggerlo! Sembra un bel concentrato di cinismo all’orientale

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