Tracce editoriali: Scrivere, vocazione o competenza acquisita?
- Elisa Lucchesi
- 11 mar
- Tempo di lettura: 6 min
Benvenuti nella mia nuovissima rubrica Tracce Editoriali!
Oggi lanciamo il primo episodio. Avrà una cadenza regolare? Ma figuriamoci!
Quando avrò qualcosa di carino e interessante da condividere, lo farò.
Vi parlerò di libri, eventi, workshop e vi tedierò con le mie riflessioni.
Insomma, preparatevi a qualche chiacchiera sul mondo editoriale, ma solo quando ne varrà davvero la pena!
Anche oggi vi consiglio un libro.
Ma prima parliamo anche del mestiere di scrivere e delle scuole per imparare a farlo.
Un piccolo indice per orientarvi:
Ultimamente sono sempre di più le scuole di scrittura.
Spuntano come funghi dopo la pioggia, segno che sempre più persone sentono la necessità di dire qualcosa, raccontare, di propinarci il loro romanzo.
Durante Testo [come nasce un libro] che si è tenuto a Firenze tra il 28 febbraio e il 2 marzo, sono state presentate tre di queste realtà: Belleville, Bottega di narrazione e Fenysia. Nonostante le loro differenze, condividono un principio fondamentale: la scrittura è un'abilità che può essere appresa e affinata. Enfatizzano l'importanza della lettura critica e consapevole. Leggere non significa semplicemente decifrare parole, ma immergersi nel testo, analizzarlo, viverlo e permettere che emerga in tutta la sua profondità.

Belleville, con sede a Milano, offre una vasta gamma di corsi sia in presenza che online, spaziando dalla scrittura narrativa all'editing, dalla poesia alla sceneggiatura. La scuola si distingue per l'approccio pratico e laboratoriale, con docenti esperti che guidano gli studenti attraverso esercitazioni mirate e workshop intensivi.
Fenysia, situata a Firenze, si presenta come una Scuola di Linguaggi della Cultura. La sua missione è riscoprire la tradizione attraverso l'insegnamento di maestri, per definire i linguaggi di ogni forma di comunicazione. I corsi spaziano dalla scrittura narrativa al giornalismo, dalla traduzione editoriale alla poesia.
La Bottega di narrazione, fondata da Giulio Mozzi, si distingue per un approccio laboratoriale incentrato sulla pratica costante della scrittura; promuove la diversità stilista e narrativa. La scuola organizza corsi e laboratori annuali, offrendo agli allievi l'opportunità di confrontarsi con professionisti del settore e di entrare in contatto con il mondo editoriale.
Per quanto riguarda il discorso dei costi esosi di determinate realtà, vi rimando a un articolo molto interessante di Virginia (aka Bookblaster su Instagram), che affronta un tema spinoso: il business dei sogni.
Anch’io devo ammettere che ero convinta che la scrittura fosse solo una questione di talento.
Stavo forse confondendo l’ispirazione, la capacità di osservare il mondo e trasformarlo in storie, l’abilità di creare una trama, con il vero atto dello scrivere.
Esplorare le scuole di scrittura mi ha portata a una riflessione più ampia sul significato stesso dello scrivere e sulle strategie per migliorare. È stato proprio in questo percorso che mi sono imbattuta in un piccolo volume: L’arte di scrivere male (per poi scrivere meglio) di Francesco Trento.
Un libro che, con intelligenza e ironia, sottolinea come solo accettando di scrivere male si possa realmente imparare a scrivere bene.

Ma prima di tutto, due parole su Francesco e il suo meraviglioso progetto.
Francesco Trento è uno scrittore e sceneggiatore noto per il suo impegno nella divulgazione della scrittura e per la sua attività nel mondo del cinema e della letteratura. Ha pubblicato libri come Crazy for football (Longanesi, 2017), La guerra non era finita (Laterza, 2014) e Venti sigarette a Nassirya (Einaudi, 2005), da cui è stato tratto il film 20 sigarette, premiato al Festival di Venezia 2010. Ha scritto e diretto numerosi documentari di successo e ha collaborato con importanti autori e autrici. Per oltre 15 anni ha insegnato sceneggiatura in diverse istituzioni e, dal 2020, ha spostato la sua attività didattica online, creando una comunità solidale che ha raccolto oltre 180.000 euro per cause benefiche.
Come si scrive una grande storia è il suo ammirevole progetto: questa scuola di scrittura non è solo un luogo di formazione, ma anche un progetto profondamente solidale.
Ho trovato geniale, umanitaria e filantropica la modalità della scuola di scrittura di Francesco Trento: accanto ai seminari a pagamento, offre lezioni gratuite e iniziative di volontariato, permettendo a chiunque di accedere ai corsi indipendentemente dalle proprie disponibilità economiche.
Il principio guida della scuola è semplice ma rivoluzionario: "Da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni".
Per chi non può permettersi di pagare, esistono diverse soluzioni, tra cui borse di studio e la possibilità di "scambiare" lezioni con ore di volontariato.
Ogni venerdì vengono organizzate lezioni gratuite con grandi nomi della narrativa, del cinema e della serialità, dove chi desidera può fare una donazione a organizzazioni come Emergency o Amnesty International. In questo modo, la scuola non solo insegna a scrivere, ma contribuisce attivamente a migliorare il mondo.
Il libro: L’arte di scrivere male (per poi scrivere meglio)
Il titolo del libro richiama un concetto fondamentale: la scrittura non è un talento innato, ma un processo che si affina con il tempo, a patto di superare il blocco del giudizio. Hemingway diceva: "La prima stesura di qualsiasi cosa è merda", e Jennifer Egan confermava: "Puoi scrivere con regolarità solo se sei disposta a scrivere male".
Questo manuale non è solo un libro di tecnica, ma un viaggio attraverso la letteratura, lo sport e il cinema, che insegna a sviluppare quindici qualità fondamentali per diventare scrittori e scrittrici. Analizza aspetti essenziali come la costanza, la fiducia nel processo, il rispetto degli impegni, la capacità di ascoltare, la forza di volontà. Concetti che, oltre a essere utili per scrivere meglio, si rivelano validi strumenti di crescita personale.
Il testo si configura come una sorta di manuale di self-help per scrittori alle prime armi o per chi si sente bloccato. Ribadisce concetti forse semplici, ma fondamentali, che possono risultare rassicuranti e motivanti per chi si trova impantanato nel processo creativo.
Trento sfata il mito che la scrittura sia un dono riservato a pochi, dimostrando che, proprio come si può imparare a suonare uno strumento, cucinare o praticare uno sport, anche la scrittura è un'abilità che si può allenare. Esistono aspetti apparentemente distanti dalla scrittura, ma che in realtà hanno un impatto determinante su di essa. Il libro ci porta a riflettere sul mindset necessario per scrivere, sulle scuse che troviamo per non farlo, prima fra tutte la mancanza di tempo.
Trento ci ricorda che il tempo è sempre una questione di priorità: se scegliamo di passarlo scrollando la home di Instagram o facendo binge-watching su Netflix, dobbiamo essere consapevoli che sottraiamo tempo alla scrittura. Stabilire una routine, anche di soli 30 minuti al giorno, può fare la differenza, non solo per migliorare la propria tecnica, ma anche per gestire meglio energie e stati d'animo.
Un concetto che ho particolarmente apprezzato è la distinzione tra sogni e obiettivi. Un sogno potrebbe essere vincere il Premio Strega, ma un obiettivo concreto è migliorare la stesura e la credibilità dei dialoghi. La differenza è chiara: vincere un premio non dipende solo da noi, mentre allenarsi ogni giorno per affinare la scrittura è un traguardo raggiungibile.
Il libro affronta anche temi cruciali come il superamento del rifiuto dopo un concorso, il processo creativo, l'uso della scaletta, la costruzione di personaggi autentici e l'importanza della lettura per migliorare la propria scrittura.
Quindi, mi ha fatto venire voglia di propinarvi un mio romanzo? Non esattamente.
Non credo di essere completamente incapace e, con un po’ di allenamento, potrei sicuramente migliorare. In più, adoro scrivere e non mi mancano certo storie bizzarre da raccontare. Comunque. Il mio vero obiettivo è diventare un’editor, e per farlo bisogna allenarsi anche a scrivere di proprio pugno.
A chi consiglio questo libro?
A chi vuole cimentarsi nella scrittura, a futuri sceneggiatori e sceneggiatrici, ad aspiranti editor.
A chiunque voglia comprendere che la scrittura non è un dono celeste, ma un’abilità che si costruisce con dedizione e allenamento.
E a chi ha bisogno di un po’ di motivazione per iniziare, senza paura di scrivere male.
SI PUÒ INSEGNARE A SCRIVERE?
Secondo molti (che mediamente fanno gli ammaestratori di begonie, le collezionatrici di tappi di sughero e, soprattutto, come sovramestiere, i tuttologi di Facebook) no, non si può.
O vieni al mondo col dono, o non se ne fa nulla. È qualcosa che sta nella placenta di tua mamma e viene infuso nel feto: nasci scrittore o scrittrice e se non è andata così pace, è inutile che ti sforzi. Si può e si deve imparare a suonare uno strumento in una scuola di musica, si impara il karate da un maestro, si impara ad arrampicare in una palestra, si impara a cucinare da una cuoca o da un cuoco, si imparano il diritto, l’economia, la flosofa, la storia, l’ortodonzia in un’università, ma guai, guai a insegnare a scrivere!
Puoi leggere un estratto scaricandolo QUI.
E aspetto le vostre opinioni!
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