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Tracce editoriali: Cassini e Calasso, editori a confronto

  • Immagine del redattore: Elisa Lucchesi
    Elisa Lucchesi
  • 9 apr
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 11 apr

Secondo episodio di Tracce editoriali, la mia nuova rubrica senza troppe pretese e con un calendario un po' zoppicante, in cui si parla di editoria in modo libero e appassionato.


Oggi vi parlo di due libri scritti da due figure chiave dell’editoria indipendente: Marco Cassini e Roberto Calasso.

Due editori di spicco che, attraverso le loro parole, ci portano dentro il cuore del mestiere editoriale, raccontando cosa significa davvero fare editoria, vivere una casa editrice, incarnare la figura dell’editore.


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Il racconto di uno ci coinvolge come se fossimo seduti insieme in una trattoria, gustando un carciofo alla giudea in una tavola calda di Roma, mentre con l'altro, ci lasciamo trasportare in scambi di parole, sorseggiando un liquore dorato in un bar elegante.


Cassini e Calasso: due editori lontani per stile, tono, linguaggio.

Il primo pratico, diretto, con i piedi ben piantati nella realtà quotidiana dell’editoria indipendente. Il secondo colto, a tratti austero, con quel gusto per i latinismi e le s plurali inglesi che sembrano stonare ma, in fondo, ci stanno.

Eppure, in questa apparente distanza, Cassini e Calasso condividono qualcosa di profondo: l’amore autentico per i libri. Non quelli da vendere a tutti i costi, ma quelli da difendere. Da scegliere con cura. Da rifiutare, se non in linea con la propria idea di catalogo.

Entrambi rifiutano la logica del mercato puro, entrambi vedono nell’editore non un manager, ma un lettore privilegiato.

E l’editoria non come industria, ma come forma d’arte. Come gioco serio.


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Marco Cassini, Refusi. Diaro di un editore incorreggibile - Editori Laterza, 126 pp.

Chi ama i libri, spesso ama anche gli autori. Talvolta si spinge fino a conoscere la storia di una casa editrice, il suo catalogo, la sua identità. Ma raramente ci si chiede: chi c’è dietro un libro? Non il nome in copertina, ma quello scritto piccolo piccolo tra le prime pagine, o magari nemmeno scritto. Chi fa accadere le cose, chi scommette sulle parole altrui, chi tiene insieme sogno e bilancio: l’editore.


Marco Cassini, fondatore di minimum fax e poi di SUR, è uno di quelli che nei libri ci vive dentro da una vita. In Refusi. Diario di un editore incorreggibile , ci apre le porte di quel dietro le quinte, anzi, dietro le quarte tanto affascinante quanto misconosciuto e lo fa senza romanticizzare né idealizzare il mestiere dell’editore, che in fin dei conti rimane (seppur bellissimo) un mestiere.


Cassini racconta di quando, da ragazzo, immaginava il mestiere dell’editore come un'eterna domenica: lunghe letture in penombra, conversazioni infinite con scrittori geniali.

Poi è arrivata la realtà: riunioni con commercialisti, fornitori da rincorrere, dipendenti da pagare, calendari editoriali da rispettare.

Fare l’editore significa camminare sul filo: cercare bellezza, ma far tornare i conti.

Eppure, in mezzo a questo equilibrio precario, resta intatto il cuore del lavoro editoriale: la responsabilità verso il lettore, verso l’autore e verso se stessi.


Cassini non rinnega il sogno. Lo porta avanti anche quando il mercato preme, anche quando il best seller sembra l’unica salvezza: il "libro facile", che sicuramente venderà, che sarà un toccasana per i fondi.

Il mercato, l’universo editoriale si abitua presto ai numeri a più zeri, e se dopo un best seller non ne sforni subito un altro e poi un altro ancora c’è il rischio che si dimentichi di te […] E la ricerca forsennata, scriteriata del blockbuster ti farà azzardare più di quanto non saresti disposto a fare. Al contempo, per cercare quel titolo da classifica, magari trascurerai di rispettare la linea editoriale fatta di tanti piccoli libri per un numero ristretto di lettori, quei lettori che si fidano di te e che eri riuscito a mettere in fila come tante formichine, uno dopo l’altro, con anni e anni di scelte oculate, indovinate, basate sul gusto e non sui numeri. (E che magari in quel best seller non si ritrovano – e non ti ritrovano – più e abbandoneranno quella casa che per anni avevano sentito come propria, che gli aveva dato sicurezza, calore, conforto, per andare a cercare dimora altrove.)

Perché l’editoria indipendente è fatta di scelte difficili, di rifiuti, di scommesse. Ma anche di grande libertà. E questa libertà è tutta nel catalogo, vero DNA di una casa editrice: una linea tracciata nel tempo, che racconta la storia di chi ha creduto in certe parole invece che in altre.


Cassini ci parla anche dei suoi viaggi a New York, città caotica dove – paradossalmente – riesce a trovare calma. Legge al sole di un parco, spulcia bancarelle, assapora quell’idea di letteratura che si nutre di curiosità.


E con la stessa leggerezza profonda ci parla del rapporto sempre teso tra progetto culturale e sostenibilità economica, tra visione e sopravvivenza. Riflessioni mai banali, anzi necessarie.


Refusi è un inno imperfetto (come i refusi, appunto) a un mestiere tanto faticoso quanto affascinante.


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Roberto Calasso, L'impronta dell'editore - Adelphi, 164 pp.

Che cos’è davvero una casa editrice?

Un insieme di libri? Un nome riconoscibile? Una firma, una voce?

Ne L’impronta dell’editore, Roberto Calasso – figura tra le più enigmatiche e influenti dell’editoria italiana del secondo Novecento – racconta Adelphi, la casa editrice di cui è stato guida e voce per oltre cinquant’anni, e al tempo stesso riflette sulla figura dell’editore e sulla casa editrice come forma d’arte: un’arte invisibile ma decisiva, fatta di scelte estetiche, etiche e commerciali, dove ogni decisione è insieme un atto creativo e un rischio.


Per Calasso, Adelphi esisteva ancora prima di chiamarsi così, già alla ricerca di libri “unici, con il suono giusto, riconoscibile solo da chi ha letto davvero: libri che spesso hanno rischiato di non essere pubblicati, ma che insieme creano un’armonia segreta fatta di dissonanze, stili, epoche, visioni.


Una vera casa editrice non pubblica semplicemente tanti titoli: pubblica un solo libro lunghissimo, frammentato in capitoli firmati da autori diversi, ma coerenti con un disegno più grande, un libro polimorfo dove anche scrittori apparentemente incompatibili sviluppano una complicità sotterranea.

Che cos’è una casa editrice se non un lungo serpente di pagine? Ciascun segmento di quel serpente è un libro. Ma se si considerasse quella serie di segmenti come un unico libro? Un libro che comprende in sé molti generi, molti stili, molte epoche, ma dove si continua a procedere con naturalezza, aspettando sempre un nuovo capitolo, che ogni volta è di un altro autore.

Calasso racconta figure inseparabili da Adelphi – come Joseph Roth o Georges Simenon – e difende un’idea di editoria poco incline all’inquadramento o alla pedagogia, ma sempre riconoscibile, anche nelle scelte grafiche: niente bianco dominante (troppo simile a Einaudi), niente illustrazioni su commissione (esistono già quadri e fotografie che parlano da soli), niente orpelli. Solo l’essenziale, ma un essenziale che contiene tutto.


Pubblicare un buon libro è già un atto magico, e il prestigio dell’editore nasce proprio da questo: da un mestiere che è anche fede e piacere, in cui il giudizio più profondo non riguarda le vendite, ma una domanda silenziosa e radicale: Questo libro è buono o cattivo?.


L’impronta dell’editore è anche un rimpianto per un tempo in cui l’editore era una figura quasi autoriale, non un manager, e insieme un manifesto: se l’editoria è in crisi, forse può ancora salvarla chi sa ascoltare i libri prima che esistano, e sa pubblicare il libro giusto, nel modo giusto, al momento giusto.


Cosa penso io?

Che la buona editoria non sia affatto morta. Anzi, credo che stiamo vivendo uno dei momenti più vitali e interessanti per l’editoria. È solo cambiata, si è evoluta con i tempi.


Accanto a pubblicazioni discutibili, a generi che vendono per inerzia, ai libri firmati da influencer o personaggi di passaggio, esiste ancora un’editoria autentica, magari più nascosta, meno visibile, ma viva e resistente.

Bisogna saper cercare, leggere di tutto, sì, ma con consapevolezza.


E ricordarci che, oltre ai grandi nomi, ci sono case editrici con una vera identità, che pur dovendo fare i conti con il prezzo di copertina, portano avanti un lavoro eccellente, democratico, fatto di scelte attente, di libri buoni che meritano davvero di essere letti.


Attendo vostre

Baci baci


Vi siete persi il primo episodio di Tracce editoriali? Eccolo QUI.


Siete alla ricerca di succosi esordi e di un po' di editoria indipendente?

Ne parlo QUI e anche QUI


Volete farvi un'idea di cosa è stato il BookPride a Milano (la fiera dell'editoria indipendente)?

Date un'occhiata QUA!


 




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